venerdì 30 novembre 2012

La generosità





Vero è una aspirante suora…ormai aspirante da più di 20 anni..una donna grande e grossa, con tantissimi capelli lunghissimi.. e di una  delicatezza molto particolare con tutti gli ammalati . E’ la seconda volta che viene ricoverata qui , o come preferisce dire lei, viene qui a fare la vacanze. Si è  portata da casa un rotolo di  fehiara, una fibra plastica, che sa intrecciare benissimo per fare borse per la spesa. Ne ho comprato altri rotoli e le ho chiesto di insegnare agli ammalati interessati… E’stata molto contenta di questo incarico particolare. Ha voluto anche due quaderni: uno per registrare le borse finite da vendere e la fehiara utilizzata e l’altro per le osservazioni dell’insegnante. Quest’ultimo è segretissimo  e nessuno lo  può vedere tranne me.  Ogni mattina la sua frase d’esordio con i suoi alunni è sempre la stessa:  “Dovete approfittare oggi se volete imparare,  perché domani viene sicuramente mio fratello a prendermi”  e con me:”Enrica, bisogna avvisare mio fratello che aspetti qualche giorno a venire perché io qui sono occupata…” In realtà suo fratello, che è un prete, l’ha accompagnata qui 4 mesi fa e poi non si è mai più visto…..Quando sta bene, Vero va personalmente a vendere le borse al mercato  e al suo ritorno, tutti si fanno trovare pronti  per la  distribuzione dei soldi che ha guadagnato. Lei ne dà a tutti quelli che le sembra ne abbiano bisogno: ai bimbi per le mutande, a  Monique per  l’olio per i capelli, a Marie per un paio di ciabatte.. alcune volte  ha distribuito soldi anche sulla strada ai passanti con vestiti stracciati … Berthine, che divide con lei la stanza , è sconfortata ed  ha chiuso a chiave i suoi vestiti in uno sgabuzzino “ Dobbiamo fermarla perché non è padrona del suo corpo… adesso le ho detto che prima di dare via qualcosa deve chiederti il permesso, Enrica …”  E’ vero che aveva  7  pantaloni  e gliene sono rimasti 3, che aveva 4 vestiti gliene sono rimasti due , quattro  piatti e gliene è rimasto solo uno.. ma  per la verità gliene serve solo uno … Secondo me  sa benissimo quello che fa.
Julia è una insegnante di filosofia di Tulear, laureata in 4 anni anziché in tre (ci tiene a specificare sempre che all’inizio ha fatto fatica…). Parla molto ed è  molto simpatica, ma è sempre un po’ in ansia per l’alimentazione. Lei mangia alla cantine, ma diciamo che integra o meglio immagina di integrare il menù con altre cose ..Nel bel mezzo delle visite, quando l’ufficio della dottoressa è pieno di gente,(..nel rispetto  della privacy), ecco che puntualmente si fa avanti Julia : “scusatemi, fatemi passare , solo una domanda dottoressa, posso mangiare la marmellata?”, “E la maionese?”” E il gelato?”… ormai ci dovrei essere abituata, come si fa a stare seri??...immaginatevi  la faccia degli altri malati a queste domande…Soprattutto dei nuovi arrivati: d’istinto guardano me, l’unica straniera, con lo sguardo di…dei bambini che fanno <>, e occorre avvertirli che  qui di gelato, marmellata e maionese neanche l’ombra..ma che ci sono altre cose buone. Solo Julia sostiene di averne una scorta nel frigo(…) della sua camera….
Ma c’è stato un giorno che  Julia ha avuto la sua rivincita: ha ricevuto davvero una marmellatina , quelle minuscole dalle colazione in hotel ed è venuta trionfante a farcela vedere a tutti...  poi  l’ha divisa tra tutti ,  anche tra quelli che l’hanno sempre presa in giro per le sue domande…
Ieri notte è piovuto molto forte e la sua stanza singola, pur essendo nello  stabile più recente, si è allagata. Al mattino mi è corsa incontro  piangendo e chiedendo di andare a casa … io le ho proposto piuttosto di cambiare stanza…fino a che avremo riparato il tetto, ma poi la dottoressa  Helene mi ha detto che la mandava a casa per non avere problemi..”Ma quando tornerà?” ho chiesto, in quanto non è di certo guarita.. “Quando le giornate saranno secche”mi ha risposto la dottoressa . Sul suo carnet è stato scritto che è in uscita libera finché le giornate non saranno secche … Quindi ci siamo salutate e l’aspettiamo tra una settimana, un mese..forse 3 mesi … solo Dio lo sa.  Siamo un ospedale strano …
Baopascaline viene sempre a prendere il suo pasto con almeno 3 ore di ritardo: colazione alle 10, pranzo alle 3 del pomeriggio,  cena..diciamo che spesso salta la cena perché quando si presenta è già stata chiusa baracca e  le cuoche dormono. Al richiamo dei pasti , automaticamente, si dirige spedita a lavare i vestiti..Non c’è niente da fare. Ma c’è da dire che quando finalmente si fa viva, lo fa con grande stile. Io mi godo sempre lo spettacolo: mentre è ancora lontana comincia  a salutare, come se non ci si vedesse da mesi, poi  si appoggia al  bancone deserto e prima di toccare il suo riso vuole fare almeno mezz’ora di chiacchiere con le cuoche ormai rassegnate.. poi fa un paio di balli di ringraziamento, e finalmente si avvia verso la sua camera con il piatto di riso. Dicono che è furba e non vuole fare fila, ma secondo me non è solo questo..la mia teoria è che per lei, abituata a non avere niente, venire a prendere il pasto è un rito, con un suo cerimoniale dove lei deve essere la protagonista …
Un’altra  sua  particolarità è che nel camminare  ogni tanto si incanta: fa un passo avanti  e uno indietro, uno avanti e uno indietro anche cento volte.  Da sempre. La cosa buffa è che a forza di farglielo notare, se ne rende conto anche lei  e quindi nel bel mezzo dell’inceppo, ha preso l’abitudine di dire” En panne aho!En panne aho! Vonjeo aho!”cioè “ Sono in panne, sono in panne, aiutatemi”...come un’auto! Mi è  andata di traverso una banana dal ridere… la prima volta che ho capito cosa stava dicendo … la situazione si risolve sempre con qualcuno che la chiama, o le da una spintarella e lei si rimette in moto regolarmente con un gran sorriso …
Adesso da qualche mese ha trovato un lavoretto (che chiaramente fa nelle ore dei pasti…): va a spazzare il cortile di una casa vicina e per la prima volta dopo vent’anni riceve un salario. Un salario in frutta: mango, banane, nespole… e ogni giorno, tutta contenta, condivide con quelli che conosce (anche con me..) tutto quello che ha ricevuto. Non le rimane mai niente in mano alla sera  e va  bene così…
Questa è una cosa che mi riempie il cuore di meraviglia ogni giorno … Forse che i malati mentali  sanno essere generosi  perché non si rendono conto davvero del valore delle cose, perché non sanno guardare al futuro???  Non ci credo.
 Credo piuttosto che siano incredibilmente generosi perché si rendono conto meglio di tutti noi del vero e unico valore delle cose:  condividerle.
E’una facoltà che la malattia stessa ti dona  .. chi sa di avere bisogno di aiuto ogni giorno…quando  finalmente ha qualcosa da poterti dare, quando è il suo momento … non perde tempo!
In questo senso è vero: la maggior parte degli ammalati  non sa vedere oltre… oltre alle persone che gli sono messe accanto e per quelle è pronta a spendere tutto quello che ha.
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