venerdì 30 novembre 2012

Madagascar, quando la caccia ai ladri di bestiame diventa un massacro





Operazione Tandroka” è il suo nome ufficiale. La tandroka è una piccola rana del Madagascar. Ma il nome corretto dovrebbe essere “Operazione massacro”.
A settembre, le forze di sicurezza del Madagascar hanno lanciato una campagna per porre fine ai furti di bestiame, soprattutto mucche e zebù,  nella parte meridionale dell’isola.
In passato la figura del dahalo, il ladro di bestiame,  faceva a pieno titolo parte della cultura tradizionale del Madagascar meridionale: diventare dahalo segnava il passaggio dall’adolescenza all’età adulta (con buona pace delle comunità cui venivano portati via gli animali).
Ma ora, secondo il governo, dietro quest’attività c’è la regia del crimine organizzato.
Quello che è certo è che, prima del lancio dell’”Operazione Tandroka”,  nelle attività di contrasto all’abigeato erano stati uccisi 14 membri delle forze di sicurezza.
I risultati ufficiali dell’ “Operazione Tandroka” sono, secondo il governo, lusinghieri: in meno di un mese, nella regione di Anosy, sono stati uccisi 40 ladri di bestiame e ne sono stati arrestati 76.
Gli altri risultati di cui il governo tace, denunciati invece da Amnesty International, sono questi: anziani, disabili, persone con difficoltà motorie e bambini bruciati vivi nei villaggi dati alle fiamme dalle forze di sicurezza.
Nel distretto di Elonty, a settembre, le forze di sicurezza hanno appiccato il fuoco a 95 abitazioni uccidendo almeno 11 persone tra cui una bambina di sei anni.  Una scuola è stata rasa al suolo e i raccolti sono stati distrutti: le forze di sicurezza hanno replicato di aver distrutto solo le coltivazioni di cannabis.
Ancora più grave appare il bilancio degli scontri tra le comunità250 persone uccise nella sola città di Fort-Dauphin. In un altro villaggio, seppur avvisate di un’imminente spedizione punitiva, le forze di sicurezza hanno lasciato fare, limitandosi alla fine a contare il numero dei morti uccisi a colpi di machete: 86.
Amnesty International, che già nel suo Rapporto annuale 2012 aveva denunciato le violazioni dei diritti umani nel paese, ha sollecitato il governo malgascio a mettere sotto controllo le forze di sicurezza, in particolare le Forze speciali d’intervento, e ad avviare un’inchiesta indipendente su questi massacri, se necessario chiedendo l’assistenza degli esperti delle Nazioni Unite.
A maggio ci saranno le elezioni presidenziali: questi mesi di violenza, che vanno ad aggiungersi a cinque anni di crisi politica, gettano un’ombra inquietante sui rischi per la sicurezza della popolazione civile nella campagna elettorale.
Fonte: corriere.it
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