lunedì 28 aprile 2014

La ferblanterie: i lattonieri del Madagascar

In Madagascar, lavorare la latta o lo stagno significa in pratica riciclare tutto ciò che di metallo si trova in giro. “Nulla si perde, nulla si crea, tutto si trasforma": la frase di Lavoisier qui trova la sua dimostrazione pratica. Nelle mani degli abili artigiani malgasci, le lattine di birra o del latte condensato si trasformano in piccole automobili, moto, camioncini o nei caratteristici taxi-brousse.

Sono gli stessi oggetti che si trovano in splendidi negozi europei, ma che possono essere acquistati con facilità nei laboratori sparsi nel paese, nella capitale o nel circuito artigianale di Antsirabe.

Un esempio interessante di applicazione delle tecniche tradizionali di lavorazione del metallo a un’operazione di grande valore sociale è il laboratorio la Ferronnerie d'Art di Violette e Dieudonné.
Nella parte orientale di Antananarivo, nel quartiere di Mandroseza, troviamo la bottega di ferro battuto gestita dalla coppia malgascia. Violette e Dieudonné hanno cominciato la propria attività più di 20 anni fa con una decina di operai nel piccolo laboratorio ereditato dalla famiglia. Oggi più di 450 persone lavorano nell’officina: sono uomini e donne ai margini della società malgascia ed integrati nel progetto che si pone il fine di sconfiggere la povertà e la disperazione.

Violette e Dieudonné accolgono senza distinzione disabili, disadattati, ex detenuti, ex tossicodipendenti o le donne sole con i loro figli, offrendo un compenso e 3 pasti al giorno.
Questo consente agli operai di mantenere la famiglia, curare ed educare i figli, e soprattutto di ritrovare il rispetto di se stessi.
I ricavi dalla vendita di oggetti d'arte vengono reinvestiti nell’azienda e nel progetto.
La visita al laboratorio è toccante e impressionante: immaginate oltre 400 persone dotate di martelli, saldatori, scalpelli che lavorano lamiere, riciclano vecchi barattoli usati, battono e tagliano metalli, realizzando splendidi oggetti decorativi o per l’arredamento (lampade, specchi, candelabri). 
È un appuntamento da non mancare durante una visita nella capitale, una lezione di vita e di condivisione in cui ognuno raccoglie i frutti del proprio lavoro.
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Di Michele Martinelli
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