venerdì 30 novembre 2012

Proviamo a farci in casa chinotto o Coca-Cola naturista


Ieri al supermercato sono stato colpito dalla quantità di bottigliette di chinotto esposte sugli scaffali. E dire che la ritenevo una bibita sparita. L’ultima volta che l’ho bevuto, avrò avuto otto anni. Il frutto del chinotto (Citrusaurantium, var. myrtifolia) è un piccolo e raro agrume simile a un mandarino (ma con scorza spessa, molto odorosa, e polpa poco succosa e amara) importato come curiosità botanica dalla “China”, come dice il nome, secoli fa, forse  nel Rinascimento. Oggi è coltivato solo in Liguria, soprattutto nel Savonese, ma è ormai in via di estinzione. I suoi frutti, immangiabili al naturale, sono stati utilizzati soprattutto per produrre canditi, liquori, marmellate e mostarde. La prima bottega di canditura fu aperta nel 1877 a Savona, dove alla fine del secolo fu fondata la Società Cooperativa dei Chinotti. Oggi, solo la pasticceria savonese Besio candisce ancora le scorze dei chinotti. Squisite anche le marmellate che hanno il seducente gusto dolce-amarognolo delle marmellate di arancia amara, ma con un aroma in più.
Da questo già si capisce che la parte utile del frutto del chinotto, la “droga” direbbero gli erboristi, è la scorza. Buono a sapersi per coloro che vogliono cimentarsi avventurosamente a farsi la bibita di chinotto in casa. Questa bibita deve essere nata, sull’esempio di tante bibite analoghe, più o meno curative e dolci-amare prodotte dai farmacisti (una sola, però, avrebbe avuto grande successo: la pozione “per tutti i mali”, con estratti di noce di cola e foglie di coca, prodotta dal farmacista John Pemberton ad Atlanta, Usa, già nell’Ottocento), agli inizi del Novecento. Quello era il periodo in cui i severi “amari” medicinali dell’Ottocento spartano si addolcivano e diventavano bevande blande e zuccherine. Fatto sta che la bibita di chinotto divenne negli anni Cinquanta una tipica bevanda da “caffé” (così si chiamavano i futuri bar) da conservare in pesanti ghiacciaie di legno zincato dove il freddo veniva dato da grossi pezzi di ghiaccio. Famoso il marchio Chinotto Neri, con fabbrica a Capranica (Viterbo). Poi, dopo gli anni 60, col “miracolo economico e l’entrata nel consumismo in stile americano, allora considerato sinonimo di progresso, già ci fu la prima sconfitta d’un prodotto italiano per la globalizzazione: cominciò a diffondersi la Coca Cola, che ormai priva di coca era di fatto un dolcissimo chinotto con un po’ di caffeina in più. Dopo decenni di oblio in cui a chiedere un chinotto al bar erano solo pochi provinciali, dagli anni 90 si assiste ad una curiosa “riscoperta”, sull'onda d'una, come dire, reazione "nazional-popolare" alla Coca Cola, tanto che si sono formati addirittura dei club di fans, e i supermercati più popolari oggi lo mettono in evidenza.
Ma che alternativa è? Sempre d'una bevanda artificiale e industriale si tratta. Coca-Cola e chinotto pari sono. Ed entrambe si sono molto degradate nei decenni. Coca Cola e Chinotto hanno ormai solo gli aromi, seppure, dei frutti esotici da cui prendono nome. Infatti alcuni marchi di “chinotto”, fateci caso leggendo l’etichetta, non hanno l’estratto di chinotto tra i componenti. Va bene che, in fondo, visto che si tratta solo di scorze, una scorza di agrume vale l’altra (anche come contenuti di oli essenziali), e vista la penuria di chinotti è più che legittimo usare gli aromi delle scorze di arancia siciliana, come oggi accade in molti casi. Inoltre, il colore della bevanda è assurdo, e già da solo dovrebbe sconsigliarne l’acquisto: il pochissimo succo della scorza dovrebbe essere giallastro-verdognolo e la molta acqua di diluizione trasparente. Lo stesso per la Coca Cola. Comunque, vogliamo proprio imitare la Coca Cola? Ecco il massiccio ricorso al colorante artificiale "caramello", molto più economico del caramello vero (zucchero cotto). 
Fatto sta che oggi le due bevande si assomigliano troppo: sono solo acqua, zucchero, conservanti, coloranti e aromi. Così tutti sono buoni a fare una bevanda. Anche noi. Anzi, noi la faremo sicuramente meglio dal punto di vista salutistico. E non ci vuole molto.
Poiché a noi appassionati di alimentazione piace "pasticciare" in cucina sperimentando le cose più strane, visto che Coca-Cola e chinotto sono del tutto innaturali, ma hanno formule elementari, perché non proviamo a prepararli in casa con ingredienti sani e naturali?
Per stare al gioco e stupire gli amici dobbiamo imitare soprattutto due cose: gusto, aroma, colore (anche se è sbagliato, imposto dalla psicologia del marketing: nessuno acquisterebbe una bevanda alla cola o al chinotto davvero sincere, cioè “color sciacquatura di piatti”…
Per il gusto serve qualcosa di amaro forte (decotto di luppolo, suggerisce un amico birraio, io aggiungo anche caffè, così battiamo anche la Coca Cola), o amarognolo-dolce (melassa, che è anche un buon colorante) e di dolce (zucchero integrale scuro Muscovado o Panela). Altro colorante il caffè d’orzo o una delle miscele di surrogati di caffè. Per il gusto è fondamentale qualcosa di acidulo che ricordi l’arancia. La formula che propongo è una mia scelta personale, e comprende acqua minerale molto frizzante, zucchero nero Moscovado o Panela, melassa di canna, succo di limone o di arancia, scorza di arancia e di limone in quantità (i famosi aromi)non trattata, caffè. E’ tutto. Mescolando questi componenti nelle giuste proporzioni otterrete una "Coca-Cola naturista" o un Chinotto più sano. Le proporzioni? Le ho trovate – perfette – per un bicchiere da bibita, ma in Italia i bicchieri da bibita non sono standardizzati e hanno le capienze più diverse. Perciò non so dirvi le proporzioni per litro. Sperimentiamo, proviamo. Se sbagliate proporzioni potete avere una vera schifezza, se le indovinate farete restare a bocca aperta gli amici.
Sulle modalità di lavorazione suggerisco per praticità di lavorare tutto a freddo, non a caldo come fa l’industria. Con buon senso, direi di non superare le tue tazzine di caffè per litro. La melassa è un buon colorante e insaporente naturale, ma si scioglie con lentezza nell’acqua fredda: diluitela nel caffè in tazzine prima che diventi freddo. Per cominciare, provate sciogliendo bene vari cucchiai di melassa in 2 tazzine colme di caffè bollente, insieme con alcuni cucchiai colmi di zucchero nero. Lasciar freddare. Aggiungere almeno il succo filtrato di 1-2 arance. Infine, come facevamo da bambini a tavola, spruzzare l’essenza aromatica della buccia di 1 arancia e di 1 limone direttamente nel liquido (per una preparazione artigianale più seria, ovviamente non è questo il metodo…). Versare questa mistura in una bottiglia semi-piena di acqua minerale fredda molto gassata, contenente solo mezzo litro di acqua. E cominciare a provare il gusto. Se troppo leggero o troppo forte, regolare l’acqua minerale o raddoppiare i componenti di base.
Insomma, sperimentiamo. Ricordatevi che il sapore dolce si attenua molto col freddo. Ma impariamo anche a non dolcificare troppo le bibite: la bevanda dovrebbe risultare amarognola (il che non è facile, lo ammetto, senza ricorrere anche al luppolo; altrimenti dovrebbe bastare la triade caffè-melassa-orzo o cicoria, tanto più che lo zucchero nero è meno dolce). A me una bottiglietta di mezzo litro è venuta benissimo: molto più gustosa e sana di Coca-Cola e chinotti vari. Aveva, però, un colore bruno medio. Buon esperimento (e fate sapere le vostre proporzioni esatte finali per un litro).
Fonte Nico Valerio http://alimentazione-naturale.blogspot.it