venerdì 19 aprile 2013

Mollo tutto e parto per fare il giro del mondo


Ci siamo resi conto che per fare i navigatori non è necessario essere dei super uomini, che la navigazione (ai tropici) non è poi cosi dura, che ce la potevamo fare anche noi e che la vita in barca è una esperienza che non dovevamo perdere.

Le motivazioni del nostro viaggio…
“Adesso non so ricostruire la catena di associazioni che mi porta a collegare la conquista della libertà di Coyotito con il walkabout degli aborigeni australiani, ne tantomeno, dove udii per la prima volta il termine walkabout. Comunque mi feci una mia immagine di quei docili indigeni che un giorno lavoravano beati in un allevamento di bestiame e l’indomani, senza alcun preavviso e senza una ragione se la svignavano e svanivano nel nulla. Si toglievano gli abiti e partivano, stavano via settimane, mesi e addirittura anni; attraversavano a piedi mezzo continente, magari solo per incontrare qualcuno, poi, come se niente fosse, tornavano indietro.”
La svolta è avvenuta a Tikheau (uno sperduto atollo delle Tuamutu in Polinesia francese) durante un giro del mondo fatto in aereo con zaino e tenda. Una mattina uscendo dalla nostra tenda, ci siamo accorti che nella laguna c’era ormeggiata una splendida barca a vela. Sulla barca c’era una coppia di americani che stavano facendo il giro del mondo. Essendo gli unici non indigeni sull’isola abbiamo fatto subito amicizia, e abbiamo incominciato a subissarli di domande sulla navigazione oceanica, la barca, le vele, la radio, etc…
Ci siamo resi conto che per fare i navigatori non è necessario essere dei super uomini, che la navigazione (ai tropici) non è poi cosi dura, che ce la potevamo fare anche noi e che la vita in barca è una esperienza che non dovevamo perdere.

La scelta della rotta
La rotta percorsa è il classico giro del mondo ai tropici, passando per
Panama e per il Mar Rosso con una “piccola” deviazione verso il Madagacar e le Seychelles.
Abbiamo navigato guidati da scelte personali, condizioni politiche, non
tutti i paesi sono visitabili, e condizioni metereologiche.
La scelta dei periodi è condizionata dai cicloni; infatti gran parte delle
aree tropicali sono colpite da cicloni (chiamati anche tifoni o uragani)
durante l’estate locale. La cosa più saggia consiste nel non trovarsi
nelle zone tropicali durante la stagione dei cicloni oppure, se questo
non è possibile, passare l’estate nelle vicinanze di isole con baie molto
protette.

Incontri

Daisy

Pubblichiamo il messaggio integrale inviato dagli amici in navigazione sul Daisy Il Daisy lo abbiamo incontrato nel Mar Rosso, nel Gennaio scorso, durante la nostra risalita verso il Mediterraneo. Oggi ci hanno scritto che sono stati attaccati dai pirati, ecco  Continue reading 

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Apataki. Il paradiso delle perle. La fattoria delle perle di Assam ha 200.000 ostriche ed è completamente autonoma. A differenza di altri luoghi, qui si applica il ciclo completo di produzione, cioè si producono prima le ostriche, poi le si … Continue reading 

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Alla ricerca degli oran gutan.   Alcune pagine del nostro diario scritte nella foresta del Kalimantan, Borneo Indonesiano, alla ricerca degli orang utang e dei luoghi in cui i ricercatori del Tanjung National Park studiano gli oranghi allo stato brado … Continue reading 

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Maldive verita’ o paradiso? Per gli amici che ci seguono via web riproponiamo l’articolo scritto per il Corriere di Rimini mentre siamo ancorati in una piccola lagunetta davanti ad un isolotto di Felidoo, atollo delle Maldive. Alle Maldive siamo approdati … Continue reading

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Madagascar: il villaggio di Antintoro

Agosto 2000 Siamo arrivati nel piccolo villaggio di Antintoro vicino a Nosy Be con l’intenzione di fermarci poche ore per fare rifornimento di acqua e poi proseguire lungo la costa nord ovest del Madagascar. Siamo rimasti 2 settimane e quando … Continue reading 

Il filmato del villaggio Antintoro di Nosy Komba con Stefano http://www.youtube.com/watch?v=WHGUNVBnOz0&list=UUpnos-kNo8uyX9c5oxdHDpQ&index=1
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